Il 28 gennaio 2019 si è tenuta, presso l’Università di Roma La Sapienza, un incontro dal titolo “Melanoma: un destino che può cambiare” promossa da Inrete con il patrocinio di IMI (Intergruppo Melanoma Italiano) e grazie al contributo di Novartis.

L’iniziativa è stata l’occasione per fare il punto sulla patologia del Melanoma e sui progressi della ricerca destinati ad incidere positivamente sulla vita dei pazienti affetti da questa malattia. Il confronto tra il mondo scientifico e istituzionale ha visto come protagonisti: Paolo Marchetti, Direttore Reparto Oncologia dell’Ospedale Sant’Andrea e del Policlinico Umberto I di Roma; Ketty Peris, Presidente SIDeMaST e Direttore della Clinica dermatologica, Policlinico Gemelli; Virginia Ferraresi, Membro Consiglio Direttivo I.M.I., IRCCS- Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Divisione di Oncologia Medica; Monica Forchetta, Presidente APaIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma); Giuseppe Simeone, Presidente della Commissione salute della Regione Lazio.

Il melanoma, il più pericoloso tra i tumori della pelle, colpisce fasce sempre più giovani della popolazione. Solo nel 2019, secondo le ultime stime AIOM, le nuove diagnosi di melanoma sono circa 12.400, di cui 6.700 tra gli uomini e 5.700 tra le donne. Fino a pochi anni fa questa forma di tumore era considerata una neoplasia rara, addirittura rarissima tra gli adolescenti, mentre negli ultimi 20 anni l’incidenza è aumentata di oltre il 4% all’anno tra i giovani di entrambi i sessi

Dall’incontro è emerso come oggi a 5 anni dalla diagnosi si registra un tasso di sopravvivenza del 98% nei pazienti in stadio I e del 90% di quelli in stadio II. La diagnosi precoce e l’adozione di corretti stili di vita, in particolare con una maggiore attenzione all’esposizione al sole, restano le armi vincenti contro questa patologia. Allo stesso modo è fondamentale, un approccio diagnostico-terapeutico alla malattia, tramite team multidisciplinare in centri dedicati e di riferimento che rispondano ad una ottimale presa in carico del paziente.

Ma le novità più significative sono emerse dall’attività della ricerca che ha risposto con soluzioni legate alla medicina di precisione con farmaci pronti a colpire bersagli specifici, che hanno dimostrato grande efficacia nel contrasto alle recidive. Il trattamento adiuvante infatti apre nuovi scenari poiché è in grado di prevenire recidive nelle persone affette da melanoma. A incidere sull’impatto psicologico dei pazienti è anche la durata del percorso di cura: 12 mesi. Un aspetto che porta le persone in terapia ad affrontare con maggiore forza e vigore un percorso difficile oggi molto più breve di qualche anno fa.

Risposte significative anche dal mondo istituzionale che si è impegnato a costruire ed implementare la rete per le patologie oncologiche, consentendo a tutti i pazienti della Regione Lazio di usufruire di percorsi di diagnosi e terapie ed essere indirizzati verso percorsi di trattamenti con farmaci sperimentali.